La realizzazione di sé non si basa sull’indipendenza (illusione di non avere bisogno degli altri) né sulla codipendenza impressione di non riuscire a vivere senza l’altro), ma sull’interdipendenza cioè come stiamo nelle relazioni con gli altri.
Dipendenza interpersonale sana consiste nell’avere il coraggio di chiedere aiuto senza per questo sentirci incapaci di affrontare la situazione. Accettare interazioni di dipendenza sana permette di sviluppare un attaccamento agli altri senza sentirci fragili, o di accordare fiducia all’altro senza trovarci in difficoltà quando emergono dei conflitti. Modificando così il nostro sguardo sulla interdipendenza, perché reciproca, cambiamo i nostri rapporti con noi stessi e con il prossimo.
Grazie a questo cambiamento di prospettiva, diventa più facile chiedere aiuto per affrontare situazioni difficili, conservando la fiducia in sé necessaria per imparare da quelle esperienze e progredire.
La società nella quale viviamo valorizza l’indipendenza, la libertà di espressione di sé e l’unicità di ciascuno, ma l’individualismo a volte viene criticato perché è considerato a torto, un sinonimo di egoismo, mentre comporta anche l’idea di autodeterminazione: ogni persona può scegliere la direzione che vuole imboccare indipendentemente dalle scelte degli altri, e in particolare dei propri cari. L’individualismo accorda più spazio alle scelte personali, l’espressione dei desideri e alla considerazione dei propri bisogni, evocando in certi casi un maggiore egocentrismo, e quindi egoismo. Tuttavia nelle società definite individualiste le persone si adoperano anche per aiutare il prossimo, secondo valori sociali e per scelta personale. Per esempio i ricercatori hanno mostrato che nelle società individualiste si accorda più importanza alle relazioni extrafamiliari: si tratta di relazioni che creiamo perché scegliamo di farlo e perché possono favorire un benessere reciproco. Essere individualisti non significa quindi ignorare gli altri o isolarsi, ma tenere maggiormente conto dei propri bisogni personali nelle scelte effettuate. Evidentemente l’idea di considerare ogni individuo come un essere del tutto autonomo e distinto dagli altri trova il suo limite nel fatto che ben di rado si possono compiere delle scelte senza conseguenze per il prossimo.
Le relazioni sociali, perché siano ottimali, richiedono un buon equilibrio tra il rispetto dei propri bisogni e il rispetto di quelli degli altri
E’ molto raro che si possano assecondare le proprie aspirazioni personali senza che interferiscano con quelle degli altri. Bisogna allora interessarsi alle modalità relazionali che favoriscono una interdipendenza costruttiva, per realizzare i propri obiettivi nel miglior modo possibile prendendo però anche in considerazione i bisogni altrui.
Oggi si considera che esistano bisogni psicologici fondamentali che contribuiscono alla salute ed allo sviluppo degli individui. Tra questi il più essenziale è il bisogno di prossimità relazionale, che comincia dal gesto di toccare l’altro e di essere toccato come il contatto pelle a pelle tra i genitori e il neonato. Prossimità relazionale è l’esperienza piacevole di sentirsi vicini e legati ad altre persone, e per tutti, bambini ed adulti, la prossimità relazionale resta il fattore più importante del benessere!
Il concetto di autonomia si riferisce alla sensazione di essere all’origine delle proprie scelte, di poter mettere in atto delle azioni che corrispondono ai propri valori, e di avere un certo controllo sull’ambiente (potere di agire) ciò contrasta con l’impressione di essere in balia del destino o degli ordini di altri.
La percezione della propria autonomia potrebbe anche costituire un ingrediente necessario alla rappresentazione positiva dell’interdipendenza, perché l’individuo si sentirebbe allora meno minacciato dall’importanza della relazione con l’altro. Finché ci vediamo come autori delle nostre scelte e azioni e queste sono coerenti con i nostri valori, il fatto di ricevere aiuto dall’esterno ha meno probabilità di essere interpretato come un modo per infantilizzare o asservire.
Parallelamente questo è rassicurante per le persone della cerchia più stretta che vedono il sostegno come un mezzo che permette al diretto interessato di progredire per affrontare meglio la situazione e non una scappatoia per restare passivi o sfuggire alle difficoltà. Cogliere il carattere costruttivo dell’aiuto aumenta la soddisfazione relazionale.
L’autonomia e la prossimità relazionale sono quindi considerate dimensioni assolutamente compatibili, è reciprocamente benefiche.
Come accettare e rafforzare delle relazioni che implicano una forma di dipendenza dall’altro pur permettendo a ciascuno di restare autonomo?
Come osare chiedere aiuto senza che questo sia di peso a noi e agli altri?
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