Le Comunità di Pratica rappresentano un potente dispositivo organizzativo, caratterizzato da relazioni orizzontali tra i partecipanti. Il loro scopo è condividere esperienze per promuovere l’apprendimento e sviluppare nuove competenze in risposta a problemi complessi. Sono un ambiente di apprendimento dinamico che facilita la crescita sia individuale che collettiva.
Cosa Sono le Comunità di Pratica?
Le Comunità di Pratica sono aggregazioni di persone che si riuniscono per confrontarsi su temi sociali e sfide lavorative di interesse comune. Durante questi incontri, i partecipanti analizzano le pratiche professionali, dialogano partendo da esperienze concrete e si scambiano saperi, competenze e soluzioni pratiche. Sebbene si sviluppi un senso di appartenenza, queste comunità restano aperte ad accogliere nuove persone portatrici di ulteriori conoscenze.
Il Duplice Movimento: Portare e Prendere
Il funzionamento delle Comunità di Pratica si basa su un duplice movimento: chi partecipa “porta e prende”.
- Si porta: curiosità, disponibilità all’ascolto, esperienze, domande e idee.
- Si prende: nuovi approcci, soluzioni innovative, saperi pratici e contatti professionali, alimentando così il proprio capitale sociale.
Questo scambio genera vantaggi sia per il singolo che per il gruppo, creando uno spazio collaborativo utile e sostenibile.
I Benefici delle Comunità di Pratica
I frutti di una Comunità di Pratica sono molteplici e si manifestano a diversi livelli, contribuendo a rendere vitale l’ambiente di lavoro.
1. Utilità per l’Organizzazione:
- Creazione di Conoscenze Condivise: Le Comunità di pratica sono ecosistemi in cui le conoscenze teoriche si arricchiscono grazie al confronto con le esperienze concrete, permettendo lo sviluppo di know-how efficaci.
- Promozione dell’Apprendimento: Offrono uno spazio per riflettere sui processi operativi, esplorare questioni complesse da nuove prospettive e generare soluzioni innovative.
- Sviluppo di Soluzioni Praticabili: Aiutano a identificare e adottare soluzioni che hanno già dimostrato di funzionare, accelerando il miglioramento dei processi e l’efficienza operativa.
2. Opportunità Inter-organizzative:
- Scambio di Prospettive: Facilitano la condivisione di conoscenze tra membri di organizzazioni diverse, arricchendo il patrimonio comune.
- Apprendimento Collaborativo: Permettono a professionisti di diverse realtà di mettere a fattor comune esperienze e intuizioni, adattandosi più rapidamente ai cambiamenti.
- Costruzione di Reti: Rafforzano le relazioni professionali e la fiducia, facilitando collaborazioni su progetti condivisi e la creazione di partnership operative.
3. Vantaggi per l’Individuo:
- Crescita Professionale: Partecipare a una Comunità di pratica equivale a un’attività di aggiornamento continuo, che accelera la comprensione degli aspetti operativi e delle competenze in evoluzione.
- Sviluppo del Network: Contribuisce ad ampliare la propria rete di contatti e a far crescere il capitale sociale professionale.
- Riconoscimento e Identità: Offrono uno spazio di socializzazione e riconoscimento dell’identità professionale in un contesto inclusivo e costruttivo.
il ruolo del facilitatore della comunità di pratica (Cdp) è cruciale per garantire l’efficacia e la produttività degli incontri. Non è un docente, ma una figura che guida e supporta il gruppo nel processo di apprendimento collettivo.
Le Responsabilità della Facilitatrice della Comunità di Pratica
Il facilitatore si occupa principalmente di curare la preparazione e la conduzione degli incontri. Questo compito si articola in diverse fasi strategiche.
1. Preparazione e Progettazione
Prima di ogni incontro, la facilitatrice si dedica a un’attenta preparazione che include:
- Definizione dei temi: Riprendere i temi già trattati o identificare nuove questioni da proporre al gruppo.
- Articolazione dei contenuti: Mettere a fuoco e organizzare i contenuti da presentare durante la sessione.
- Coinvolgimento dei partecipanti: Identificare le modalità più efficaci per stimolare la partecipazione attiva.
- Raccordo con i committenti: Mantenere un dialogo costante con chi ha promosso la Comunità di Pratica per allineare gli obiettivi.
2. Attivazione dei Partecipanti
Una responsabilità fondamentale è quella di attivare i membri della comunità. La facilitatrice prende accordi diretti con alcuni partecipanti per:
- Preparare contributi e testimonianze: Definire e predisporre interventi pertinenti al tema della giornata.
- Curare le modalità di presentazione: Assicurarsi che i contributi siano presentati in modo da catturare l’interesse del gruppo e stimolare il dibattito.
3. Conduzione degli Incontri
Durante gli incontri, la facilitatrice gestisce il “format di conduzione”. Questo significa:
- Garantire equilibrio: Bilanciare interventi basati sull’esperienza, momenti di inquadramento teorico, discussioni in piccoli gruppi e restituzioni in plenaria.
- Scandagliare le esperienze: Creare lo spazio per analizzare in profondità le pratiche professionali.
- Stimolare la riflessione: Formulare domande per approfondire i temi e sollecitare la riflessione collettiva.
- Favorire le relazioni: Dare spazio all’intreccio di relazioni informali e professionali tra i membri.
In sintesi, la facilitatrice agisce come una regista del processo di apprendimento, affidando buona parte del controllo ai partecipanti ma mantenendo una guida strategica per assicurare che il confronto sia produttivo e che emergano idee e soluzioni praticabili

Cosa NON è una Comunità di Pratica
È importante distinguere una Comunità di pratica da altre forme di aggregazione:
- Non è un gruppo di lavoro: non ha obiettivi produttivi predefiniti e vincolanti.
- Non è un percorso formativo tradizionale: non si basa su un modello trasmissivo, ma favorisce la condivisione e l’insegnamento reciproco tra pari.
Prodotti Tangibili e Impatti a Lungo Termine
L’efficacia di una Comunità di Pratica si può misurare attraverso due tipi di risultati:
- Prodotti: Sono gli elementi concreti e identificabili generati durante le attività, come documenti, quaderni scritti a più mani, canvas, manifesti e workshop. Questi strumenti documentano il lavoro e servono per la restituzione pubblica.
Esiti (o Impatti): Sono i risultati meno immediati e più difficili da misurare. Includono l’aumento del capitale culturale dei partecipanti, l’espansione delle reti professionali e la capacità di accedere a nuovi progetti e finanziamenti futuri.

